Da alcune settimane il mondo è alle prese con l’emergenza Coronavirus. La malattia infettiva portata dal virus COVID-19 (Coronavirus Disease 2019) sta provocando paura e misure di prevenzione in tantissime nazioni del mondo. L’epidemia, partita dalla zona di Wuhan, in Cina, è giunta in decine di paesi tra cui l’Italia.
Se nei mesi di novembre e dicembre l’attenzione nei riguardi di questo problema è stata pressoché minima, a partire da metà gennaio, in pratica da quando la Cina ha deciso di isolare la città di Wuhan, media e social network si sono concentrati sempre più sulla diffusione del virus e sui numeri dell’epidemia: contagiati, vittime e persone guarite.
L’arrivo del virus in Italia ha fatto sì che la popolazione iniziasse a sviluppare un crescente un interesse per gli aggiornamenti sulla diffusione del COVID-19 e una corsa alla prevenzione spesso esagerata nei modi (come ad esempio svuotare centinaia di supermercati).
Laddove il contagio ha avuto inizio, a Wuhan, in Cina, il governo cinese ha attuato politiche d’urgenza arrivando a isolare completamente la città che da settimane è in quarantena e senza contatti con il mondo esterno. Se a Wuhan la situazione è grave nelle altre città della Cina i contagi non hanno raggiunto numeri così elevati ma sono state comunque adottate misure di prevenzione restrittive e molte attività commerciali e industriali hanno chiuso temporaneamente i battenti. Molte imprese straniere operanti sul territorio cinese hanno chiuso le aziende o le fabbriche (es. Toyota, Starbucks, Ikea) per salvaguardare i propri dipendenti.
La Cina, da anni ai vertici delle classifiche mondiali per i suoi strabilianti numeri di crescita, è oramai da tempo il motore economico del mondo insieme agli Stati Uniti d’America. La diffusione del virus ha portato la Cina ad affrontare forzatamente un brusco e importante stop per la sua produzione e crescita economia.
È ovviamente prematuro ragionare su dati definitivi per quanto riguarda le perdite in termini economici dovuti a questi blocchi della produzione, i dati arriveranno a emergenza conclusa e saranno sicuramente fonte di numerosi studi internazionali. Ci sono però altri aspetti, sicuramente interessanti, che è possibile monitorare già ora.
La grande nazione asiatica è tristemente famosa per gli altissimi valori di smog e polveri sottili che ogni giorno affliggono tutte le città delle pianure cinesi da Pechino a Guangzhou passando per Shanghai, Chongqing e la stessa Wuhan. Nei grafici, aggiornati giorno per giorno, è evidente come, da quando l’emergenza coronavirus è iniziata, i valori del particolato atmosferico dovuto a traffico e alla produzione industriale siano a livelli bassissimi per la triste normalità cinese. (https://it.businessinsider.com/lepidemia-di-coronavirus-effetti-economia-in-cina-riduzione-emissioni-inquinanti/) Emissioni di anidride carbonica, azoto, altri gas serra sono tutte in drastico calo. Ma è forse questo l’unico aspetto positivo dell’emergenza coronavirus? (https://www.lanuovaecologia.it/coronavirus-emissioni-globali-in-calo-in-cina/)
Nell’immaginario collettivo le città cinesi sono viste come grigie e inquinate e la realtà delle cose è molto simile a questo “pregiudizio”. Spesso lo smog è talmente denso che non si vedono né il sole né il cielo e il grigiore domina le attività quotidiane. Durante l’anno le giornate di questo tipo sono la normalità. Nelle immagini da satellite della NASA disponibili online al sito https://worldview.earthdata.nasa.gov/ sulla Cina si nota spessissimo la coltre di fumo dovuta al mix di inquinamento e foschie o nebbie naturali. Risulta davvero raro trovare una giornata in cui nessuna zona dell’immensa nazione sia coperta dalla coltre di smog. Nei mesi invernali, presi ad esempio, del 2019 (gennaio, febbraio e dicembre) i giorni in cui la Cina si è mostrata completamente libera da smog in ogni sua zona sono stati… zero! Nel febbraio 2020, invece, in piena emergenza virus, complice una perturbazione fredda giunta dalla Siberia, l’aria si è pulita come mai nei mesi precedenti e il 17 febbraio dal satellite non si notavano tracce di foschia da smog in nessuna zona della Cina dal confine con la Russia nord ad Haikou a sud.
L’aspetto curioso è che anche nei giorni successivi la Cina si è mostrata sicuramente più “pulita” rispetto alla normalità e solo dal giorno 23 lo smog classico è tornato dominante nelle pianure centrali. La combinazione di perturbazione e emergenza ha regalato al paese il più lungo periodo di aria pulita degli ultimi anni e non può essere un caso visto che le ventate di aria fredda dalla Siberia arrivano spesso sulla Cina nei mesi invernali.
Dal punto di vista dei trasporti chi ha sofferto e sta soffrendo di più l’epidemia del coronavirus è l’aviazione commerciale in quanto moltissimi voli, nazionali e internazionali, sono stati cancellati per cercare di bloccare la diffusione del contagio. Il boom economico cinese ha fatto sì che negli ultimi anni il traffico aereo si decuplicasse rispetto al secolo scorso e anche in questo caso, come in economia, i dati dei passeggeri transitati per gli aeroporti cinesi è risultato in costante crescita. L’aeroporto di Pechino nel 2018 è stato il secondo nel mondo, dopo Atlanta, a superare la simbolica ma importante cifra dei 100 milioni di passeggeri trasportati.
A partire da metà gennaio il calo dei voli e del traffico in tutti gli aeroporti cinesi è stato senza precedenti. Il sito flightradar24, che monitora da anni il traffico aereo in tempo reale, ha raccolto i dati di questo brusco e repentino fenomeno. I voli da e per la Cina sono calati dell’80% con un picco del 100% all’aeroporto di Wuhan, praticamente chiuso ai voli civili da un mese. (https://www.flightradar24.com/blog/air-traffic-at-chinas-busiest-airports-down-80-since-the-beginning-of-the-year/).
Anche a livello visivo il confronto tra il traffico di gennaio e febbraio (presi a campione il 20/01 e il 20/02) è clamoroso e molto accentuato, una delle nazioni con più voli al giorno ha ora a terra più della metà degli aerei delle varie compagnie nazionali.
Tutti gli aeroporti cinesi hanno quindi visto ridursi moltissimo il numero di voli giornalieri e la situazione non è destinata a migliorare almeno per le prossime settimane, quasi tutte le compagnie aeree straniere (https://www.routesonline.com/news/38/airlineroute/) hanno difatti esteso le cancellazioni dei voli per la Cina almeno sino a fine marzo o aprile. La ripresa di questi voli dipenderà però solo da una cosa: quanto durerà l’emergenza coronavirus in Cina e nel mondo?