L’emergenza coronavirus si fa sentire anche sul già delicato caso Alitalia.
L’azienda ha deciso una nuova procedura di cassa integrazione, che durerà altri 7 mesi (fine marzo-ottobre) e coinvolgerà quasi 4 mila dipendenti.
Questi i crudi numeri di una crisi ormai senza fine e che è gioco forza peggiorata per via dell’epidemia di COVID-19, che sta rendendo davvero difficile far volare in aerei in attivo.
Non a caso in questi giorni sono già 38 le rotte (nazionali e internazionali) che sono state cancellate o diminuite di frequenza, per colpa delle poche prenotazioni e di chi ha rinunciato a partire.
E questo dato non è escluso che possa peggiorare, considerando che anche negli altri stati stanno aumentando i casi di contagio.
Mentre è curioso il caso dei voli American Airlines e United cancellati sull’aeroporto di Malpensa, dove Alitalia è entrata in “soccorso” dei passeggeri rimasti improvvisamente senza volo e che hanno trovato posto nei sedili della compagnia italiana.
Tutto questo porterà sicuramente ad una primavera calda anche dal punto di vista delle trattative con i sindacati e i già paventati scioperi,
in attesa del nuovo bando di gara messo a punto dal commissario Giuseppe Leogrande e dal direttore generale Gianfranco Zeni.
Il bando potrebbe prevedere la vendita a ‘spezzatino’ ovvero in tre asset (volo, manutenzione e handling) oppure un lotto unico.
Il futuro acquirente di Alitalia non dovrà sobbarcarsi la restituzione degli 1,3 miliardi di prestito ponte, che rimarranno in carico alla bad company.
L’INVERNO DI ALITALIA: TRA CRISI E CORONAVIRUS
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